Descrizione
Nel quadro delle numerose emancipazioni tecnologiche di cui si dotava la città fra la fine dell’800 e i primi del ‘900, (acquedotti, fognature, cimitero, mattatoio, strade carrabili, giardini pubblici, ecc.) spicca l’Officina Elettrica Comunale, ovvero la centrale che, a partire dal 1907, avrebbe garantito l’avveniristica fornitura di elettricità per la pubblica illuminazione, per gli esercizi commerciali e, via via, per i privati, rappresentando un fattore determinante per l’evoluzione socio-economica del centro. Si trattava della prima attrezzatura di questo genere in provincia di Messina e di una tra le prime 100 in Italia.
Fautore di quest’iniziativa modernizzante era stato il Cav. Vincenzo Salamone, ricco possidente e personaggio pubblico che aveva ricoperto più volte la carica di Sindaco fino a diventare deputato del Regno (1909-13). Questi aveva anche auspicato la variante della strada Nazionale che, dall’originario tracciato di contrada Cicé, veniva spostata più a valle per introdursi nel centro abitato in corrispondenza della chiesa di S. Rosalia, e da qui risalire verso la piazza e la contrada Palo in direzione Nicosia, con i conseguenti e inevitabili abbattimenti del tessuto edilizio storico. Proprio in corrispondenza degli sventramenti attuati a ‘Santa Rosa’ per l’attraversamento dello stradone, si rendeva disponibile l’area utile all’edificazione della centrale elettrica.
L’edifico veniva appaltato nell’estate del 1905 a mastro Raimondo Macina che l’avrebbe completato in poco più di un anno. Si trattava di un complesso costituito da diversi saloni che accoglievano le turbine a vapore alimentate con combustibili fossili e, in tempi difficili, addirittura a legna.
L’Officina sarebbe rimasta attiva fino agli anni ’50 dello scorso secolo, dopo di che avrebbe subito la trasformazione in caserma dei Carabinieri (1967) e in Liceo Scientifico (1975) con la conseguente frammentazione dei grandi ambienti in piccole stanze e in aule scolastiche. Gli esterni del complesso sono rimasti sostanzialmente inalterati con i fornici che aeravano gli ambienti delle turbine ed i cantonali marcati da vigorose cornici a bugnato liscio. L’ampia copertura a falde è stata più volte rifatta suddividendola in più padiglioni o trasformandola in terrazze. (A. Pettineo)
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Pagina aggiornata il 18/07/2023 16:12:00