IL PARCO DEI NEBRODI
Mistretta fa parte del Parco dei Nebrodi.


I Nebrodi vennero definiti “terra dei cerbiatti” dai Greci; gli Arabi li chiamavano Valdemone (vallis nemorum) cioè “terra dei Boschi”. Ma i Nebrodi non sono solo natura. Sono anche civiltà millenaria, storia, arte, cultura, tradizioni popolari.Occupano la parte centrale della catena montuosa settentrionale sicula (nota anche come Appenino siculo), confinanti ad est con i Peloritani, ad ovest con le Madonie, a sud con l’Etna e con gli Erei, a nord con il Mar Tirreno. Il territorio dei Nebrodi copre una superficie complessiva di circa 200.000 ettari, ricadenti in massima parte in provincia di Messina e anche in provincia di Catania, Enna e Palermo Sotto l’aspetto geologico, i Nebrodi fanno parte dell’era terziaria costituita da rocce argilloso-arenacee di varia struttura, composizione e potenza. Fa eccezione la parte nord-orientale del territorio, dove prevalgono le rocce calcaree-mesozoiche. La struttura geologica dei Nebrodi non è affatto uniforme, essa varia in base alla quota, alla latitudine, all’esposizione e per questo di distingue dagli altri rilievi montuosi circostanti. Basti pensare infatti alle rocce paleozoiche cristalline dei Peloritani ad est, ai basalti quaternari dell’Etna a sud, alle dolomie e ai calcari compatti mesozoici delle Madonie ad ovest.


I Monti Nebrodi sono la parte della Sicilia più ricca di risorse idriche che si manifestano attraverso fiumi, ruscelli, torrenti, laghi e laghetti minori. Ciò dipende sia delle abbondanti precipitazioni atmosferiche, sia dalla buona capacità idrica dei terreni.
I Nebrodi sono anche la parte della Sicilia più ricca di verde: “terra dei boschi” proprio come la definivano gli Arabi. Questo territorio infatti è ricco di vegetazione e di flora che varia in base all’altitudine. Proprio per questo vengono distinte tre principali fasce vegetazionali. La prima quella in prossimità del mare si trova la macchia mediterranea (corbezzolo, mirto, citiso, lentisco, ecc.) e il bosco della sughereta. La fascia intermedia è caratterizzata dalle querce decidue (a riposo invernale) e comprende i querceti e le cerrete, oltre alle pinete e ai castagneti artificiali. La terza fascia, quella più in alto, è caratterizzata dalla faggeta e dai pascoli montani. La faggeta ricopre circa 10 mila ettari di tutto il crinale dei Nebrodi
Naturalmente i Nebrodi non si distinguono dagli altri rilievi della Sicilia solo per la loro struttura geologica, per le risorse d’acqua, per i favolosi boschi che così genericamente sono stati descritti, né per il clima mite, ma essi rappresentano anche la parte più ricca di fauna di tutta la Sicilia. Numerosi i piccoli mammiferi, molto presenti i rettili e gli anfibi, numerosissimi gli uccelli nidificanti (fra i quali l’aquila reale) e di passo, presenti anche gli invertebrati. Da non dimenticare alcune specie ormai scomparse da questi luoghi, come il lupo, l’ultimo esemplare avvistato nel 1928, cervi e daini, da ammirare invece alcune specie recentemente reintrodotte, come i grifoni nel territorio di Alcara Li Fusi e i caprioli nel territorio di Galati Mamertino
L’economia dei Nebrodi è basata prevalentemente sull’agricoltura e sulla zootecnia, pur essendo presenti anche la pesca e l’artigianato. Per quanto riguarda l’agricoltura, la fascia costiera è caratterizzata in prevalenza dagli agrumeti; la specie più coltivata è il limone, seguito dall’arancio e dal mandarino. Nella fascia collinare predominano gli uliveti e i noccioleti. Nella fascia più alta, quella montana, sul versante meridionale, troviamo i seminativi. Inoltre vengono coltivati la vite, che è presente quasi ovunque sui Nebrodi, il mandorlo, il fico, il pero, il pesco, il susino, il ciliegio, il castagneto da frutto, i frutti di bosco.
Per quanto riguarda la zootecnia, l’allevamento del bestiame viene considerato l’asse portante dell’economia nebrodense. A causa di alcuni fattori limitanti, l’allevamento si basa prevalentemente sul pascolo brado. Gli animali maggiormente allevati sono, nell’ordine: bovini, ovini, caprini, suini ed equini di razze autoctone. La produzione si basa sulla trasformazione del latte, da cui si ricavano formaggi, provole e ricotta e sulla produzione della carne.
 
Per quanto riguarda l’artigianato invece, negli ultimi tempi, ha subito un certo rallentamento per la crisi che ha investito il settore e per il forte flusso migratorio; esso tuttavia è ancora in grado di rispondere alle richieste più esigenti. Meritano particolare attenzione laceramica di S .Stefano di Camastra; il ricamo, ancora molto presente in molti comuni dei Nebrodi; i tessuti, quindi coperte, tappeti, lenzuola ed altri capi che vengono confezionati al telaio, nonché i famosi tappeti realizzati ad Alcara Li Fusi con pezzi di stoffa di vario colore e filo (pezzare); il ferro battuto che si pratica in tutti i comuni dei Nebrodi, a Tortrici per es. si effettua anche la lavorazione artistica; e poi ancora meritano interesse la lavorazione del legno, dell’oggettistica, la lavorazione della ferla, della canna, della verga e del giunco, che servono per fare cesti, canestri, panieri, sgabelli ecc..


I Nebrodi sono anche feste e folklore, la maggior parte di esse hanno origini antiche, alcune di autentica fede cristiana (i “Sepolcri”, la Via Crucis, la Passione e la Resurrezione di Cristo che si celebrano in molti comuni), altre invece hanno origini pagane (il “muzzuni” di Alcara Li Fusi), altre sono dei veri e propri riti propiziatori agresti (il “miracolo” di S. Giacomo a Capizzi, il lancio dei pani nella festa di S. Biagio a Militello Rosmarino. Fatta eccezione per le feste cicliche (Pasqua, Natale, ecc.) tutte le feste sui Nebrodi sono legate alle diverse fasi della vita economico-sociale, al fluire del stagioni, ai cicli lavorativi.